Il Tai Chi Chuan o Taijiquan, traducibile con pugilato della suprema polarità è uno stile delle arti marziali interne nato in Cina diversi secoli fa.
Nel corso del tempo quest’arte marziale è stata sempre più praticata come ottima disciplina per il benessere psicofisico e per l’equilibrio interiore.
Ovviamente il Tai Chi è ed è stato, in particolare nel passato, un’ottima arte marziale di grande efficacia nei combattimenti. La leggenda narra che il Tai Chi sia stato fondato da un monaco taoista esperto di arti marziali, alchimia e agopuntura, di nome Zhang San Feng.
La tradizione orale, ricca di racconti leggendari arrivata a noi, parla di un uomo dotato di straordinarie capacità sia fisiche che mentali il quale attraverso la pratica anche meditativa e le svariate esperienze nel campo alchemico, rifacendosi a ciò che è l’interconnessione tra uomo e natura, codifica un sistema che permette all’uomo di vivere in modo migliore, incrementare la salute fisica ed energetica oltre che a liberare le forze interne – definito Qi – a scopo marziale.
In questa Guida Completa al Tai Chi vediamo insieme esattamente cos’è il Tai Chi, i principi, quali sono gli stili più importanti, i benefici del Tai Chi sulla salute e alcuni esercizi tipici dell’allenamento.
Indice dei contenuti
- Tai Chi: la storia
- Nascita del Tai Chi: Zhang San Feng (storia 1)
- Eredità di Zhang San Feng
- Nascita del Tai Chi: Chen Wang Ting (storia 2)
- La diffusione del Tai Chi: Yang Luchan (le leggende)
- L’eredità di Yang Luchan
- Tai Chi: i principi
- Tai Chi: gli stili
- Stile Chen
- Stile Yang
- Stile Wu hao
- Stile Wu
- Stile Sun
- Stile Wudang
- Tai Chi: salute e benefici
- Tai Chi: l’allenamento
- Conclusione
Tai Chi: la storia
La storia del Tai Chi, come già accennato è intrisa di leggende e misteri, ma grazie alle molte ricerche di storici del settore si è riusciti a tracciare una parte della storia condivisa e accettata dalla maggior parte delle comunità.
Vediamo insieme quali sono le teorie storiche più diffuse e accreditate, per poi verificare quale sia la più attendibile e logica e se comunque c’è un legame anche parziale tra loro.
Nascita del Tai Chi Chuan: Zhang San-Feng
Prima storia
Secondo la storia e leggenda arrivata sino ai giorni nostri, si attribuisce la nascita del Tai Chi Chuan al monaco Taoista Zhang San Feng (1247-1464), il quale nel 1.324 d.C. circa, nei pressi dei monti Wu Dang (nella provincia dello Hubei) codifica la pratica del Tai Chi grazie l’osservazione e le dinamiche dalla natura e degli animali.
Quando aveva circa 37 anni e successivamente ad un lungo periodo di meditazione Zhang San-Feng andò via dal luogo in cui abitava, a Nanping nel Fujian, dando inizio ad un lungo viaggio di studi nella antica Cina, durato trent’anni. Si recò per studiare le arti marziali presso il monastero Shaolin dello Henan per dieci anni, diventando un esperto praticante di Kung Fu oltre che grande conoscitore di agopuntura e medicina cinese.
Zhang San Feng successivamente si avvicinò al Taoismo, grazie infatti ad un eremita taoista che conobbe si recò sui monti Wudang, nella catena montuosa della regione dello Hubei al centro della Cina.
Si dice che rimase nel monastero Taoista per nove anni, studiando e meditando molto, e grazie alla filosofia del Taoismo e ai testi classici come l’Yijing, il Libro dei mutamenti, iniziò a comprendere principi profondi della vita e la correlazione che esiste con il cosmo e la natura, stessi principi che permisero al Maestro di elaborare la sua arte conosciuta oggi con il nome Tai Chi Chuan.
Un giorno, mentre si dedicava quotidianamente alle sue meditazioni in mezzo la natura, si trovò ad osservare con attenzione un combattimento tra una Gru e un serpente, cogliendone i principi più preziosi legati alla naturalezza dei movimenti e alla loro spontaneità.
Constatò che la gru si muoveva e attaccava il serpente con eleganza, velocità e morbidezza, con movimenti di espansione e contrazione, generando comunque attacchi diretti e potenti, mentre il serpente riusciva a vanificare gli attacchi della gru con i suoi movimenti diametralmente opposti, sinuosi, circolari e flessibili, contrattaccando a sua volta in modo fulmineo ed efficace.
Zhang San Feng pertanto si ispirò ai movimenti di questi due animali, ma soprattutto al concetto e rappresentazione che quest’ultimi gli trasmisero, creando il Tai Chi Chuan.
In verità il termine Tai Chi venne usato per la prima volta nella disciplina in oggetto in un periodo successivo, il termine che utilizzò Zhang San Feng secondo gli storici fu – Neijia – traducibile con: arte interna.
Il monaco taoista aveva compreso che la forza non andava contrastata con altrettanto forza, ma che doveva essere affrontata e gestita con movimenti circolari e fluidi, adattandosi ad essi e mantenendo uno stato interiore di attenzione viva ma anche di quiete e stabilità interna.
Sviluppò inizialmente una pratica in movimento, con una sequenza di 72 movimenti, che coinvolgessero il respiro, il quale doveva fluire liberamente e in profondità, uniti a movimenti eseguiti con armonia di tutto il corpo, sinuosità e circolarità, mantenendo la continuità del movimento stesso.
Eredità di Zhang San Feng
Zhang San Feng, trasmise negli anni a seguire la sua arte a 13 monaci Taoisti di cui uno conosciuto con il nome Liu Guquan, detto il viaggiatore nella nuvola sino ad arrivare ad una figura di nome Wang Zongyue (1526-1606) della contea di Taigu nella provincia dello Shanxi (nord della Cina) maestro e praticante di Shaolin dello stile Pao Chui (pugno cannone), il quale modificò successivamente il suo stile esterno che veniva praticato dalla famiglia Chen e nel villaggio adiacente, denominato anch’esso Villaggio ChenJiaGou.
Wang Zongyue trasmise lo stile a Chen Wangting (1580-1660) del villaggio Chen e a Jiang Fa del villaggio Zhaobao, due figure storiche che hanno contribuito a portare il TaiJi ai nostri tempi attuali.
Nascita del Tai Chi Chuan: Chen Wang Ting
Seconda storia
La versione ufficiale sulla storia del Tai Chi più accreditata e accertata attraverso ricerche eseguite dagli storici, indica la nascita del Tai Chi Chuan nel villaggio chiamato Chenjiaguo nella provincia dello Henan (Cina settentrionale) ad opera e diffusione di Chen Wang Ting (1600 – 1680), maestro di arti marziali, e generale della difesa della contea di Wen, appartenente dell’esercito imperiale della dinastia Ming.
Chen Wang Ting ottenne un’ottima reputazione come comandante per la straordinaria protezione che diede ai gruppi mercantili dello Henan – e dello Shagdong in generale. Caduta la dinastia dei Ming, con l’inizio della dinastia e regno dei Qing, Chen si ritirò dall’ordine militare dedicando il suo tempo alla famiglia e al suo Kung Fu.
Chen Wang Ting apparteneva alla nona generazione della famiglia Chen, nella quale si praticava e veniva ereditato un metodo di Shaolin Chang Quan, il loro sistema era chiamato Chenjia Paochui, stile del pugno cannone della famiglia Chen.
Secondo le fonti storiche, lo Shaolin praticato dalla famiglia Chen ebbe un’evoluzione importante proprio grazie agli studi di Chen Wangting sul lavoro interno derivati dal Daoyin (Qi Gong antico) e Neigong (lavoro sull’energia interna). Fu proprio per questo motivo che il loro stile assunse delle caratteristiche distintive con movenze circolari e spiraliformi e colpi emessi con forza esplosiva chiamati Fajin.
In seguito Chen creò anche l’esercizio chiamato Tui Shou, traducibile in spinta con le mani, dove si impara a sentire e controllare a livello tattile le forze dell’avversario, restituendo attraverso le spinte di varie tipologie la forza ricevuta, quindi utilizzando in coppia, tutti quei principi di movimento interno alternati secondo la teoria Yin e Yang studiati e allenati per prima nelle forme di Tai Ji Quan.
L’arte di Chen Wang Ting sarà trasmessa e insegnata soltanto all’interno del contesto di famiglia, di generazione in generazione e senza svelarne i segreti alle persone esterne, almeno sino all’arrivo di Yang Luchan.
La diffusione del Tai Chi: Yang Luchan
La vera diffusione del Tai Chi Chuan, avverrà principalmente grazie a Yang Fukui, conosciuto come Yang Luchan (1799-1872) il quale fu un praticante di Kung Fu degli stili di Chang Quan. Yang Luchan, studiò per 18 anni con il Maestro Chen Changxing (sesta generazione dopo Chen Wangting), direttamente nel villaggio di Chenjiagou, e in merito a come ci fosse riuscito, ci sono diversi racconti.
Vediamo insieme le storie più diffuse.
Yang Luchan
Yang Luchan
Prima leggenda
Yang Luchan era già un praticante esperto di stili lunghi del nord (Chang Quan), e proseguiva i suoi allenamenti con questo stile, nonostante tutto, senti più volte parlare di un maestro eccezionale di nome Chen Changxing e che il suo pugilato (inteso come tipo Kung Fu) fosse estremamente efficace e capace di generare un’energia fuori dal comune.
Yang Luchan era ovviamente al corrente che sarebbe stato quasi impossibile entrare a far parte del gruppo di allievi di quel maestro, ma era fortemente deciso ad imparare quello stile, tanto da lasciare tutto ciò che possedeva e viaggiare a piedi per 250 kilometri verso il villaggio Chen.
Al suo arrivo, come previsto, Chen Changxing non accettò Yang come suo allievo per i primi anni, ma in seguito, vista la grande dedizione e la richiesta ripetuta di diventare suo allievo, Chen Changxing lo accettò come allievo, divenendo nel tempo uno dei suoi migliori discepoli.
Yang Luchan
Seconda leggenda
La seconda leggenda, probabilmente la più attraente come storia, vuole che Yang Luchan lavorasse in una farmacia chiamata Tài hé táng, La sala della suprema armonia, di proprietà di Chén Déhú, che come si evince dal cognome apparteneva al villaggio di Chenjiagou.
Successe che un giorno, dei malviventi entrarono nella farmacia per creare guai, De Hu dovette far uso della sua arte marziale, il quale sconfisse con grande vigore e semplicità i delinquenti.
Yang Luchan rimase esterrefatto da questo episodio, non aveva mai visto e apprezzato un marzialista con queste straordinarie capacità. Dopo questa vicenda Yang Luchan chiese a Chen De hu di diventare suo allievo e di poter imparare da lui.
De hu comprese e apprezzò la passione e sincerità di Yang, decise così di raccomandarlo a suo nome al Maestro Chen Changxing, il quale una volta incontrato, mise Yang a dura prova per verificare realmente la sua tenacia e lealtà. Infine il Maestro lo accettò formalmente come allievo, studiando con lui per 18 anni.
Yang Luchan
Terza leggenda
La terza versione della leggenda, quella più nota e diffusa tra praticanti di Tai Chi, suggerirebbe che Yang Luchan venne a sapere che nel villaggio di Chenjiagou, si praticasse uno stile di Kung Fu davvero speciale, capace di canalizzare le energie interne e di utilizzarle e manifestarle in modo unico nel suo genere.
Pertanto di sua iniziativa si recò al villaggio di Chenjiagou, sapendo già che l’usanza della famiglia Chen non gli avrebbe permesso di imparare il loro stile, e si fece assumere dalla stessa come servitore, ma con la condizione di non avvicinarsi per nessun motivo al cortile esterno della casa. Yang intuì fin da subito che quella richiesta fosse alquanto strana, ma accettò apparentemente la direttiva impostagli.
Dopo un certo periodo, Yang trovò il modo di spiare le lezioni attraverso un piccolo foro di una porta adiacente al cortile in cui si svolgevano gli allenamenti, o ancora qualcuno suggerisce tramite un buco, lungo il muro di cinta della casa, abbastanza grande da poter osservare e vedere cosa accadeva, assimilandone i contenuti. Passò infatti molto tempo a spiare le lezioni del Maestro Chen Changxing allenandosi in segreto e in autonomia, ripetendo con precisione ciò che aveva clandestinamente appreso.
Un giorno Chen Changxing si accorse che Yang praticava la sua arte, e notò come rigorosamente si impegnava. Dopo un primo momento di sgomento in cui Yang si rese conto di essere stato scoperto, Chen anziché cacciarlo via, fu sorpreso dalla sua bravura, e ammirò il suo operato e il livello che aveva acquisito soltanto spiando le lezioni, decidendo così di accettarlo come allievo esterno alla sua famiglia trasmettendogli così le sue conoscenze negli anni a venire.
Yang Luchan negli anni di studio si allenò duramente, tutti i giorni e per molte ore, sino a tarda sera. Dopo circa 18 anni passati con il proprio Maestro nel villaggio, Yang ritornò al suo paese di origine, a Yongnian nella provincia dello Hebei. Molti marzialisti sapendo del suo ritorno dal villaggio Chen, vollero incontralo per sfidarlo, sfide che si svolsero nei vari circoli delle arti marziali, e dopo diversi combattimenti vinti da Yang, nessuno in seguito osò più sfidarlo. Yang fu nominato Yang Wúdí, ovvero “Yang l’invincibile”
Inizialmente la sua arte prese il nome di Mian Quan, pugno di cotone, proprio perché la sua arte era morbida e sinuosa come il cotone, fu chiamata anche Hua Quan traducibile con pugno neutralizzante o pugno che cambia, che si trasforma – o ancora intitolata con Zhan nian Quan pugno aderente.
Yang Cheng Fu, nipote di Yang Lu Chan
L’eredità di Yang Luchan
La disciplina si diffuse grazie all’operato dei figli e dei nipoti del Maestro, Yang Luchan ebbe tre figli:
- Yang Qi detto, Yang Fenghou (1835-1861) morì a soli 26 anni
- Yang Yu, detto Yang Banhou (1837-1892)
- Yang Jian, detto Jianhou (1839-1917)
La fama di Yang Luchan fu tale, che nel 1850 fu chiamato per insegnare la sua arte alla corte imperiale di Pechino, verrà infatti assunto con il titolo di capo istruttore del corpo della guardia imperiale.
E fu proprio in quel contesto e periodo che la sua arte assunse il nome di Tai Chi Chuan, proprio perché Ong Tonghe, uno studioso di cultura e filosofia cinese, presente ad una delle sue tante sfide contro validi combattenti, in cui vinse anche in quella occasione, fu ispirato dai movimenti di Yang, movimenti flessibili, circolari e continui, mutando in continuazione, ritendo di esprimere la manifestazione fisica del Tai Ji e della sua antica filosofia.
Lo studioso Ong Tonghe gli dedicò un breve verso poetico:
Le mani che possiedono il Taiji agitano il mondo intero, il petto contenente l’abilità suprema sconfigge un raduno di eroi.
Da allora in poi, la sua arte fu diffusa con il solo nome di Taijiquan e così anche gli altri stili che nacquero dal suo insegnamento.
Anche un altro importante studioso di nome Weng Tonghe, il quale fu l’insegnante dell’imperatore Guanxu, gli dedicò delle parole di lode dopo aver visto Yang Luchan battere con grande maestria un avversario in una competizione, le parole che seguono rimasero nella storia:
Yang è incredibilmente veloce, schiva e avanza per poi ritirarsi, cambia in modo imprevedibile dal pieno a vuoto, il suo corpo è agile come una scimmia, le sue mani sono come sfere in movimento e il corpo del Taiji primordiale.
Continueranno l’opera di Yang Luchan i suoi tre figli, i quali svilupparono un modo proprio di insegnare Tai Chi, Yang Baohou si perfezionò nella forma chiamata “Xiao Jiazi” – intelaiatura breve – Yang Jianhou si dedicò allo studio e insegnamento della forma chiamata “Zhong Jiazi” – Intelaiatura media – Yang Fenghou studiò la forma “Da Jiazi” – intelaiatura grande -.
Yang Jianhou ebbe tre figli, l’ultimo dei quali si chiamava Yang Chengfu (1883- 1936), e fu quest’ultimo a diffondere il Tai Chi Chuan in tutta la Cina, viaggiò per molte aree della Cina, nord e sud, concentrandosi per lo più nelle città di: Nanchino, Shanghai, Hangzhou e Wuhan.
Il Tai Chi si diffuse poco a poco in tutta la Cina, e fu il periodo in cui cambiò la sua natura iniziale, passando da arte marziale interna a scopo marziale molto efficace ad una pratica a scopo soprattutto terapeutico e psicosomatico. Lo studio peculiare del suo potere interno combattivo fu custodito e praticato da un numero esiguo di maestri e praticanti.
Anche Il maestro Chen Weiming, allievo di Yang Cheng Fu, contribuì alla diffusione della disciplina, nel 1924 infatti quest’ultimo si stabilì a Shanghai dove fondò una società per la diffusione del Tai Chi di stile Yang. Fra il 1925 e 1930 la disciplina fu insegnata in alcune scuole e istituti di educazione fisica.
Negli anni a seguire, ovvero nel 1956, il comitato sportivo nazionale cinese, radunò quattro maestri di Tai Chi con lo scopo di creare una forma semplificata di Tai Chi in modo da facilitarne l’apprendimento, fu la codifica della forma 24 movimenti, la quale ad oggi è la forma di Tai Chi Yang più conosciuta a livello internazionale.
Oggi la disciplina è diffusa in tutto il mondo, lo stile Yang sicuramente quello più conosciuto e praticato, ma ci sono molti stili che si sono venuti a creare negli anni, vedremo in seguito gli stili più importanti esistenti. Ad ogni modo, è bene ricordare che nonostante le caratteristiche tecniche e la ricerca di studio e pratica può differire tra uno stile e l’altro, alcuni principi cardini sono i medesimi.
Tai Chi: i principi
I principi del Taijiquan si possono dividere in due tipologie:
- Principi di pratica/tecnici: in riferimento soprattutto ai principi trasmessi da Yang Chenfu.
- Principi interiori- mentali e di atteggiamento: principi di ricerca del pensiero pulito, di connessione con il Dao, di unione con i movimenti della natura e di rigenerazione.
Quando si parla di principi del Tai Chi si fa riferimento all’insieme delle istruzioni da seguire con gradualità, al fine di permettere al praticante il corretto apprendimento della materia. I 10 principi che seguono, sono i trattati redatti da Chen Weiming sotto dettatura del Maestro Yang Chengfu depositario dello stile Yang, stile praticato nella nostra scuola.
La comprensione dei 10 principi qui di sotto elencati sono spesso avvolti da espressioni di difficile comprensione, ho cercato pertanto di dare una traduzione di tipo descrittivo in modo da far cogliere il significato a volte ermetico.
È bene ricordare che conoscere inizialmente anche solo a memoria e a livello teorico i seguenti principi, rappresenta una solida base per proseguire nello studio di questa antica disciplina in modo diligente, permettendo inoltre di valutare il livello dei praticanti e istruttori, che a mio avviso nel nostro tempo attuale ha subito una degenerazione, dando precedenza alla memorizzazione di forme “vuote” a discapito della vera essenza interna della disciplina.
I dieci principi fondamentali del Taijiquan
dettato da Yang Cheng Fu depositario dello stile Yang, trascritto da Chen Weiming.
1°. Xū líng dǐng jìn: Essere vuoti avere la mente pronta e l’energia alla sommità del capo
Mente vuota e attenta, (priva di pensieri distraenti), concentrati e coscienti del Qui e Ora, allineando la testa, portando l’energia verso la sommità del capo (Baihui), come se un filo dorato unito a questo punto ci sostenesse senza sforzo dall’alto, ottenendo posizione in cui l’energia possa scorrere liberamente.
2°. Hán xiōng bá bèi: Svuotare il torace ed arrotondare la schiena
Svuotare il torace e portarlo leggermente verso l’interno, come se si “svuotasse” rendendo di conseguenza la schiena in espansione e concava. In questo modo avremo una forza piena e sferica e sempre carica, la struttura fisica rilassata ma energica, capace di assorbire le forze provenienti dall’esterno, e di restituire una forza con i giusti vettori di forza secondo il principio di alternanza di Yin e Yang.
3°. Sōng yāo: Rilassare la vita
Una volta armonizzato torace e schiena, la vita in cinese “Yao” andrà rilassata affiche possa liberare le forze lineari e spirali generate dalla spinta e radicamento delle gambe. Rilassare la vita è inteso come permettere a questa area del corpo definita anche “asse portante del movimento” di rilasciare o di far scorrere i vari tipi di energia che nel movimento abbiamo generato.
4°. Fēn xū shí: Distinguere il vuoto e il pieno
Il pieno e vuoto sono aspetti che meglio esprimono il concetto fondamentale del Tai Chi Chuan, concetti che ricalcano molto bene l’alternanza di Yin e Yang.
Uno degli esempi che vengono proposti per avere un’idea di questo principio è che il pieno si realizza quando il peso dell’intero corpo è caricato e allineato su una gamba, quest’ultima sarà “piena” così facendo l’altra gamba sarà svincolata dal compito di sostenere la struttura e la gravità del corpo, divenendo “vuota”.
Attenzione, questa è solo la descrizione elementare di questo grande principio. Il pieno e vuoto è un concetto molto profondo nello studio della disciplina e degli stili interni in generale.
Un modello applicativo e più interessante di questa alternanza è per esempio il movimento di espansione e condensazione chiamato in cinese “Kai-He”.
5°. Chén jiān zhuì zhǒu: Abbassare le spalle e lasciar cadere i gomiti
Il principio di abbassare le spalle e “lasciarle cadere” significa allineare la parte superiore con il tronco del corpo, affinché ci sia la corretta trasmissione di forze originate dai movimenti raffinati ed energici del nostro corpo. Se le spalle sono sollevate si verificherà un’interruzione del passaggio del Qi. Se le spalle assecondano la gravità ci si libererà delle tensioni superficiali e la forza interna potrà fluire sino ai gomiti, punto di rilascio della forza profonda.
6°. Yòng yì bù yòng lì: Usare l’intenzione e non usare la forza
Questo principio ha al suo interno un valore potenziale che va oltre una spiegazione più o meno logica. Usare l’intenzione è addentrarsi nell’aspetto più istintivo, ovvero da un impulso che origina in noi stessi, che va mano a mano risvegliato, agendo così nella direzione connessa alla nostra volontà.
Requisito fondamentale per dare vita all’intenzione è liberare la mente da ogni tipo di sentimento. Pertanto la forza fisica deve essere veicolata dal nostro “Yi” (intenzione).
7°. Shàng xià xiāng suí: Collegare la parte superiore e inferiore del corpo
Collegare l’alto con il basso, vuol dire conformarsi al seguente principio, espresso nel Trattato sul Taijiquan: «L’energia ha le sue radici nei piedi, si sviluppa nelle gambe, è comandata dalla cintura e si manifesta dalle dita. Dai piedi, alle gambe, alla cintura, è necessaria un’unità perfetta».
Pertanto ogni movimento dei piedi sarà in risonanza a un movimento della vita; quando si muovono i piedi, si muove contemporaneamente l’energia spirituale degli occhi (sguardo in cinese Yan) e li segue; in questo modo si può sostenere che l’alto e il basso sono connessi; se anche una sola parte del corpo non si muove con il resto, si ha disallineamento e scollegamento con la nostra struttura.
8°. Nèi wài xiāng hé: Unire e armonizzare l’interno con l’esterno
Nella pratica del Tai Chi, è essenziale mettere in relazione il corpo con la mente, in cui il corpo è al servizio della mente, la sua manifestazione è infatti il riflesso dell’attitudine mentale. Da qui il detto “Lo Shen (energia spirituale) è il maestro, il corpo il suo servitore”.
Una volta riusciti a produrre nel movimento questa qualità, i movimenti saranno spontanei, profondi e immediati. Pertanto, l’interno (intenzione), muove l’esterno, e questo può avvenire solo evitando di pensare forzatamente alle azioni, ma lasciare che accadano tramite la purezza del nostro intento. Quando l’interno e l’esterno si fondono in un solo soffio, tutto diventa perfetto.
9°. Xiāng lián bù duàn: Concatena i movimenti con continuità e senza interruzione
Rifacendoci ancora una volta all’alternanza dello Yin e dello Yang, in cui non avviene mai un’interruzione, bensì una continua mutazione, anche nella pratica del Taijiquan deve avvenire lo stesso.
Nell’istante in cui un movimento raggiunge l’apice della sua intensità, giunge anche la sua fine, ed è proprio in quel momento che nasce una nuova azione, e questa deve avvenire come mutamento del movimento passato e unito ad esso. Esattamente come le onde del mare che si intensificano sollevandosi continuano dopo la loro rivoluzione mutuando e senza interruzioni.
Nel trattato originale è scritto: “Come il fiume changjang e il grande fiume scorrono impetuosi senza fine”. Nella pratica un’azione non termina, ma muta in un’altra.
10°. Dòng zhōng qiú jìng: Cercare la quiete nel movimento
L’ultimo principio si va ad ancorarsi alla calma interiore, intesa non come riposare, bensì come restare attenti e lucidi, senza perdere il controllo emotivo. Nel movimento, anche quello più dinamico essere centrati e saper dominare con quiete interiore la situazione è una delle più grandi risorse. Questo stato interiore richiede grande consapevolezza di sé stessi, che potremmo definire unione tra mente, cuore e Dantian, da cui sfocerà la nostra grande energia.
Leggi anche:
Tai Chi: gli stili
Nei secoli la disciplina ha avuto una sua diffusione tra i vari Maestri, ognuno di loro ha dato il suo contributo, motivo per cui sono nati diversi stili che spesso portano il nome del loro Maestro.
Gli stili principali del Tai Chi sono:
- Tai Chi stile Yang
- Tai Chi stile Chen
- Tai Chi stile Wu
- Tai Chi stile Wu Hao
- Tai Chi stile Sun
Yang Lin Sheng, la Guida della nostra Scuola
Tai Chi Stile Chen
È lo stile precursore e progenitore di tutti gli stili di Tai Chi e il creatore fu il Maestro di Kung Fu Chen Wangting. Lo stile Chen è lo stile più marziale, strutturato per fare in modo che il praticante faccia un percorso di ricerca sia di applicazione marziale, sia di forza interna.
A sua volta viene diramato in due metodi:
- Laojia (vecchia intelaiatura) è la prima codificazione dello stile Chen
- Xinjia (nuova intelaiatura) è un’evoluzione dello stile Laojia, dettata da una ricerca di Chen Fa Ke, grande maestro dello stile Chen.
Questa evoluzione innestò movimenti più piccoli, circolari e spiraliformi.
Entrambi gli stili hanno come obiettivo quello di portare il praticante ad evolversi a livello combattivo, maturando una forza elastica ed esplosiva interna, detta fajin – tipica anche di altri stili come l’Yi Quan, il Ba Gua e lo Xing Yi.
Lo stile Chen con le sue posizioni basse ed elastiche, i suoi movimenti esplosivi e la sua dinamicità è uno stile più adatto a praticanti esperti che hanno maturato anni di esperienza con il Tai Chi Yang e ricercano nella disciplina la sua essenza marziale.
Caratteristiche dello stile Chen:
- Posizioni a volte raccolte a volte molto ampie, con improvvisi cambi di movimento
- Movenze lente alternate da scatti e azioni improvvisi
- Espressioni di forza dette sferiche e spirali con apertura e chiusura del corpo
- Movimenti lenti e armoniosi intervallate da emissioni di forza elastica ed esplosiva
Lo Stile Chen Xinjia è parte della nostra scuola trasmesso al Maestro Marco Gamuzza dal Gran Maestro Yang Linsheng.
Marco Gamuzza, il Direttore tecnico della nostra Scuola
Tai Chi Stile Yang
È lo stile più diffuso al mondo. È caratterizzato da movimenti lenti e continui, con posizioni comode e semplici da apprendere.
Nato da un’evoluzione dello stile Chen, dal quale sono state rimosse le posizioni più complesse e i movimenti esplosivi, questo stile è accessibile a tutti.
Lo stile prende il nome dal Maestro Yang Luchan, ma sarà suo nipote Yang Chengfu a diffonderlo in tutta la Cina.
Questo stile possiede una forma lunga di 108 o 103 movimenti (dipende da come vengono contati i movimenti), sono state in seguito codificate delle forme tradizionali più brevi con l’obbiettivo di facilitare l’apprendimento, come la forma 13 movimenti, o la forma 40 movimenti.
Una forma molto popolare è la forma 24 movimenti, detta la forma standard di pechino.
Il Tai Chi stile Yang è consigliato per la circolazione del Qi, per il benessere fisico e psichico, per battere l’ansia e riportare un equilibrio interiore nel corpo e nella mente.
Caratteristiche dello stile Yang:
- Ricerca di centratura e stabilità nelle posizioni
- Movimenti flessibili accompagnati dalla respirazione profonda e graduale
- Alternanza nei movimenti dello Yin e Yang (pieno e vuoto)
- Continuità nei movimenti in tutta la sequenza
Yang Zhenduo rappresentante mondiale del Tai Chi stile Yang con la sua discepola Liu Chun Yan (moglie della Guida della nostra Scuola Yang Lin Sheng).
Lo Stile Yang è parte della nostra scuola trasmesso al Maestro Marco Gamuzza dal Gran Maestro Yang Linsheng e dalla Maestra Liu Chun Yan allieva diretta del famoso Maestro Yang Zhen Duo (rappresentante mondiale del Tai Chi stile Yang).
Wu Yuxiang
Tai Chi Stile Wu Hao
È uno stile poco conosciuto che si contraddistingue per i movimenti stretti, le posizioni piccole e il corpo eretto. Lo stile Wu detto anche Wu Hao è stato codificato dal Maestro Wu Yuxiang (1812-1880) che nella sua formazione ha studiato con Yang Luchan e poi con il maestro Chen Qin Ping (1975-1868) dello stile Chen della 14ᵃ generazione.
Questo stile infatti prende le sue basi dal Tai Chi stile Yang, ma si arricchisce con diversi elementi di una forma dello Stile Chen, chiamata forma breve. Il Maestro Wu Yuxiang che ha saputo coniugare le conoscenze apprese dal Maestro Yang Luchan e dal Maestro Chen Qing Ping.
Successivamente Wu insegnò il suo stile a suo nipote, Li Yi-Yu (1832-1892), il quale a sua volta insegnò a Hao Wei-Zhen (1849-1920). Lo stile Wu che Hao imparò è talvolta chiamato lo stile Hao, per questo definito complessivamente stile Wu-Hao.
Caratteristiche dello stile Wu:
- Movimenti e posizioni ridotti rispetto ad altri stili
- Ricerca dello scorrimento corretto del Qi interno
- Studio dell’alternanza dei movimenti di pieno e vuoto
- Continuità nei movimenti
Wu Jianquan
Tai Chi Stile Wu
Questo stile è chiamato anche il 2° stile Wu, per distinguerlo da quello sopra descritto. Codificato da Wu Jianquan il quale studiò con il padre Wu Quanyou (1834-1902) che fu a sua volta allievo di lunga data di Yang Chenfu e Yang Banhou.
Wu Jianquan modificò parzialmente lo stile Yang indirizzando la posizione del busto in base il movimento tecnico, attraverso movimenti del corpo leggermente inclinati in avanti – con l’obiettivo di aumentare la radicalizzazione nel terreno.
Dopo lo stile Yang e Chen è lo stile più praticato, soprattutto a Shangai.
Caratteristiche dello stile Wu:
- Ricerca dell’equilibrio e centro di gravità in ogni posizione
- Sensibilità all’alienamento della struttura
- Stabilità e radicamento nelle posizioni
- Continuità nei movimenti
Sun Lu Tang
Tai Chi Stile Sun
È lo stile meno praticato al mondo.
È stato codificato dal Maestro Sun Lu Tang (1860-1933) che arricchì lo stile inserendo dei principi di altre due arti marziali che ben conosceva lo Xing Yi e il Ba Gua Zhang.
Sun Lutang studiò lo stile Wu (Wu-Hao) con Hao Wei Xhen, (discendente dello stile Wu). I movimenti dello stile Sun combinano elementi rettilinei tipici dello Xing Yi, alcuni passi circolari del Ba Gua e i movimenti fluidi e morbidi tipici del Tai Chi.
Caratteristiche dello stile Sun:
- Ricerca di coesione con movimenti meno circolari
- Enfasi sulle aperture e chiusure
- Alternanza di forza e morbidezza
- Movimenti più secchi rispetto agli altri stili
Tai Chi Stile Wudang
Lo stile Wudang viene direttamente collegato (vista l’origine leggendaria di questa disciplina), al suo fondatore e al luogo in cui è stato fondato.
Il Tai Chi del Wudang promuove una pratica caratterizzata dai movimenti che imitano una gru e un serpente con passaggi che ricordano i due stili interni, il Bagua Zhang e lo Xing Yi Quan.
La forma di questo stile combina una varietà di tecniche sviluppate dai monaci taoisti, che si indentificano in un lungo combattimento tra una gru e un serpente, esattamente come il suo fondatore Zhang San Feng aveva studiato sui monti Wudang,
Caratteristiche dello stile Wudang:
- Posizioni medie con cambi di posizioni molto basse
- Alternanza di movimenti in equilibrio una gamba sola
- Ricerca di sinuosità in tutti i movimenti
- Cambio di direzione in tutti i quattro punti cardinali
Tai Chi: salute e benefici
I benefici del Tai Chi che si possono ottenere grazie ad una autentica pratica sono:
- Armonizzazione tra mente e corpo e tra interno ed esterno, auto consapevolezza e crescita personale.
- Corretto scorrimento dell’energia interiore.
- Riequilibrio dell’asse mentale e abbandono delle tensioni.
- Sviluppo delle forze interne “sommerse” e comprensione delle applicazioni marziali.
- Rafforzamento del corpo e delle difese immunitarie.
Per approfondire leggi l’articolo:
Tai Chi: l’allenamento
Di seguito viene descritto come si svolge un allenamento di Tai Chi. Generalmente in una lezione vi è una parte dedicata al riscaldamento motorio, scioglimento delle articolazioni e allungamento muscolare, con esercizi semplici ma preziosi per poter in seguito apprendere in totale sicurezza e nelle migliori condizioni lo stile.
Si passa per qualche minuto ad esercizi di respirazione profonda e continua, peculiarità del Qi Gong, così da regolarizzare tre stati psico fisici:
- Regolazione del corpo e del suo equilibrio.
- Regolazione del respiro.
- Regolazione del “cuore” inteso come sfera mentale, nella quale si apporta centratura e calma.
Infine, ci si addentra alla pratica del Taiji, attraverso gli straordinari e produttivi movimenti e sequenze che consentiranno di scoprire tutte le potenzialità che questa antica arte offre.
Nei movimenti del Taiji si va a combinare sinuosità muscolare, ascolto profondo del corpo e del respiro e con l’aiuto delle giuste indicazioni dell’insegnante si allinea il corpo, assumendo così una sana postura, la quale ci consentirà di scaricare il peso a terra liberandoci dalle varie tensioni che spesso pervadono spalle, schiena, cervicale e petto.
Tra gli esercizi più comuni troviamo:
- Le posizioni fondamentali importanti per acquisire una postura corretta.
- La camminata del Tai Chi, esercizio tipico della pratica che consente di acquisire il completo controllo su tutti i movimenti del corpo.
- Lo studio delle sequenze tradizionali, chiamate forme, vengono considerate il fulcro dello stile.
- Il Tui Shou, un metodo di allenamento che si svolge a coppie e che prevede lo studio delle forze dell’avversario e la modalità di ascolto e risposta.
- Le respirazioni del Qi Gong, disciplina strettamente connessa al Tai Chi e alla medicina tradizionale cinese, che ha il fine di riequilibrare le energie del corpo.
Conclusione
All’interno dei nostri corsi ci dedichiamo alla pratica del Tai Chi tradizionale, ispirato ai modelli degli antichi Maestri, rispettando i principi della disciplina al fine di portare il praticante ad uno studio costruttivo che gli faccia scoprire le sue qualità e le sue infinite potenzialità.
Maestro Marco Gamuzza
Articolo molto preciso e dettagliato, che sottolinea una profonda conoscenza. Capire le origini di qs disciplina e quanta perseveranza e dedizione sono necessari per arrivare a beneficiare di essa, sono da stimolo per i ns allenamenti.
Ho nuovamente fatto la riflessione sul perché ho scelto il Tai Chi, e a maggior ragione credo, che il poter apprendere gli insegnamenti che porta con sé, armonizzare l’interno con l’esterno, il vivere qui e ora e il cercare la quiete nel movimento, siano un immenso beneficio in una vita condotta abitualmente con frenesia.
Bellissime parole Grazia, hai colto il senso della pratica del Tai Chi.
Articolo molto completo, alcune i formazioni sono davvero difficili da trovare sul web, grazie
In effetti gli aspetti storici sono complessi e spesso confusi sul web,
motivo per cui per scriverlo mi sono rifatto sia alla conoscenza storica che mi è stata tramandata da più Maestri sia da fonti scritte.
Mi fa piacere tu abbia apprezzato!