Bodhidharma è un personaggio avvolto dalla leggenda, colui che secondo la tradizione scritta e orale cinese sarebbe sia il fondatore del Buddismo Chan in Cina e il fondatore del Kung Fu o ancora meglio precisare del primo nucleo di tecniche dello stile Shaolin.
In questo articolo percorreremo insieme gli aspetti più importanti della sua vita, i testi che ne raccontano le gesta e i suoi contributi sia al Buddismo che alle arti marziali cinesi.
Bodhidharma: il fondatore del Kung Fu?
Quando si parla della nascita delle prime di tecniche di arti marziali cinesi è importante ricordare che il luogo fondamentale da cui tutto partì fu il Tempio Shaolin del Nord (Henan). Diverse sono le storie legate alla fondazione del tempio buddista, secondo quella più autorevole e attendibile un monaco prima di Bodhidharma, chiamato Batuo o Buddhabadra, ebbe un ruolo fondamentale ed è proprio a lui che si deve la costruzione del Tempio.
Le storie spiegano che Batuo giunse in Cina intorno al 480 d.C. insieme ad altri 5 monaci con l’obiettivo di diffondere i principi del Buddhismo. Secondo la storia, Batuo si isolò e raggiunse l’illuminazione sui monti del Song shang, nel nord del Cina. Nel 495 d.C. l’imperatore Xiao Wen fece costruire in suo onore il Tempio Shaolin del Nord.
Negli annali del Monte Shaolin si fa riferimento a Batuo come il primo monaco che permise oltre alla trasmissione del Buddismo anche quella delle arti marziali, in particolare si racconta che due suoi discepoli Gui Gang e Seng Chou divennero esperti.
Da questo deduciamo che i personaggi ad avere avuto un ruolo fondamentale nella diffusione del Buddismo e delle prime forme di arti marziali cinesi siano stati diversi.
Bodhidharma: la storia
Secondo i testi storici, Bodhidharma (prima della vita monastica Bodhitara) nasce in Iran (antica Persia) intorno al 483 d.C. da una nobile casata che intorno al II secolo aveva conquistato gran parte dei territori del Tagikistan, dell’Afghanistan fino alla valle del Gange.
Bodhidharma era il figlio del re Sugandha sovrano del piccolo regno della dinastia Syandria (sud dell’India) e terzogenito della famiglia. All’epoca l’India si trovava in una situazione instabile dal punto di vista politico, ecco perché i figli dei sovrani e delle casate nobili avevano un’educazione spirituale e militare caratterizzata dall’utilizzo di tecniche di combattimento, l’insieme di queste tecniche formava il metodo del Kalari-Payat.
Così come in Occidente la Chiesa ebbe un ruolo primario nel custodire e tramandare il sapere, il Buddismo ebbe un ruolo primario nell’istruzione, proprio per questo motivo spesso i figli venivano affidati ai Maestri spirituali che erano per lo più monaci buddisti.
Fin da bambino egli entrò all’interno di un tempio buddista in cui seguì il Maestro Prajnatara (scuola Sarvasti-vada realtà esistenziale) ricevendo così il nome spirituale di Bodhidharma.
Bodhidharma: periodo in Cina
In base ai resoconti fu proprio il suo Maestro a indicargli di andare in Cina, dove in seguito ad un lungo viaggio di 3 anni in mare arrivò a Guang-Zhou nel sud della Cina, attorno al 515 d.C.
L’imperatore dell’epoca Liang-Wu-Di accolse Bodhidharma, ma per via delle differenti vedute spirituali – l’imperatore seguiva la corrente del Buddismo Hinayana, mentre Bodhidharma quella Mahayana – si allontanò ben presto trasferendosi al nord della Cina.
Si narra che nel nord della Cina, sulle montagne del Song Shang il Maestro meditò per 9 lunghi anni all’interno di una grotta con il viso rivolto verso la parete, tanto che oggi nella stessa è rimasta impressa l’ombra del suo volto.
Proprio qui entrò in contatto con i monaci buddisti del tempio Shaolin che si dedicavano per l’intera giornata alla traduzione dei testi buddisti dal sanscrito al cinese, nei racconti si parla soprattutto di due monaci che si avvicinarono al Maestro Bodhidharma: Tao-Yih e Shen-Guang.
Negli anni successivi Bodhidharma insegnò ai monaci del tempio come seguire uno stile di vita sano: praticare la meditazione ogni giorno, eseguire esercizi fisici e mangiare in modo regolare. I discepoli cinesi lo soprannominarono Damo e grazie ai suoi insegnamenti impararono la Via della saggezza e dell’Illuminazione.
I testi storici
I testi storici che ci raccontano la vita di Bodhidharma o Damo sono diversi, ma non abbiamo certezza che ognuno di questi abbia informazioni sicure, come spesso accade con i testi antichi.
Ecco alcuni libri che ci parlano della vita di Damo:
- Il registro dei monasteri buddisti di Luoyang, scritto nel 547 dallo scrittore Yáng Xuànzhī:
A quel tempo c’era un monaco della regione occidentale di nome Bodhidharma, un centroasiatico persiano. Ha viaggiato dai confini selvaggi alla Cina. Vedendo i dischi dorati sul palo in cima allo stupa di Yǒngníng che si riflettono nel sole, i raggi di luce illuminano la superficie delle nuvole, le campane gioiello sullo stupa che soffia nel vento, gli echi che riverberano oltre il cielo, cantava le sue lodi. Ha esclamato: “Davvero questo è il lavoro degli spiriti”. Ha detto: “Ho 150 anni e ho attraversato numerosi paesi. Non c’è praticamente nessun paese che non abbia mai visitato. Persino i lontani regni di Buddha mancano di questo”. Cantò in omaggio e mise i suoi palmi in segno di saluto per giorni e giorni.
- Il Lungo Rotolo del Trattato dei Due Accessi e delle Quattro Pratiche di Tanlin (secondo molto questo testo fu scritto dallo stesso Bodhidharma):
Il Maestro del Dharma era un indiano del sud della regione occidentale. Era il terzo figlio di un grande re indiano. La sua ambizione risiedeva nel sentiero Mahayana, e così mise da parte la veste del suo laico bianco per la veste nera di un monaco […] Lamentava il declino del vero insegnamento nelle terre esterne, successivamente attraversò montagne e mari lontani, viaggiando per propagare l’insegnamento in Han e Wei.
- Ulteriori biografie di eminenti monaci di Daoxuan, in cui si fa riferimento a Bodhidharma come un bramano (una delle caste più importanti in India).
- Raccolta della trasmissione della lampada di Daoyuan, del 1004 d.C. quindi diverso tempo dopo rispetto alla vita di Bodhidharma, ma oggi considerato il testo storico più attendibile riguardo alla sua storia.
Bodhidharma: la fondazione del Buddismo Chan (in giapponese Zen)
Il Buddismo Chan nasce in Cina, secondo gli scritti il fondatore fu proprio Bodhidharma e il termine Chan proviene da dhyana, che in lingua indiana significa meditazione.
Partiamo dal presupposto che la natura del Buddha è pura e saggia e l’obiettivo di questa filosofia è il raggiungimento dell’illuminazione. Secondo il Buddismo Chan, l’illuminazione può essere raggiunta tramite la meditazione senza oggetto o zuochan, che permette all’individuo di prescindere dalla parte discorsiva e intellettuale della mente per dedicarsi a quella più intuitiva.
I principi del Buddismo Chan
I principi del Buddismo si basano sulla pratica del Dharma: dimostrare generosità nei confronti del prossimo, essere amorevoli, purificarsi dal Karma negativo e creare Karma positivo in modo da intraprendere il percorso spirituale per raggiungere l’illuminazione.
I 4 principi fondamentali del Buddismo Chan sono:
- Avere una condotta retta
- Essere in armonia con la natura
- Astenersi dal giudicare gli altri
- Rinunciare a ciò che è in superficie
Da Bodhidharma:
Una speciale tradizione esterna alle scritture,
Non dipendente dalle parole e dalle lettere,
Che punta direttamente alla cuore-mente dell’uomo,
Che vede dentro la propria natura e raggiunge la buddhità.
(Quattro nobili versi di Bodhidharma)
Kung Fu e Buddismo: due storie che si intrecciano
Bodhidharma, Damo o Dharma è stato un personaggio fondamentale per la storia del Kung Fu e dello Shaolin ed è da lui che ereditiamo l’interpretazione di un Kung Fu che sia un ottimo metodo per migliorare le proprie abilità fisiche, ma soprattutto una Via per l’evoluzione e la crescita personale, una strada che faccia sviluppare all’individuo le sue potenzialità al massimo.
Dal punto di vista delle tecniche, degli esercizi e delle sequenze, tra gli insegnamenti più importanti che Damo ha lasciato ai suoi discepoli e che hanno contribuito a creare il primo nucleo dello Stile Shaolin abbiamo:
- I 18 palmi dei discepoli del Buddha (Luo Han Shi Ba Shou)
- Esercizi meditativi statici e dinamici (Jing Gong e Gong Gong)
- La Respirazione Buddista per purificare il corpo e la mente
Alcune armi tradizionali del Kung Fu:
- Sequenza di tecniche con il bastone di Damo (Damo Gun)
- Sequenza di tecniche con la spada di Damo (Damo Jian)
- Sequenza di tecniche con la piccozza di Damo (Damo Zhang)
Bodhidharma: gli ultimi anni
Dopo circa 10 anni vissuti all’interno del Tempio Bodhidharma si allontanò da Shaolin e l’ultima parte della sua storia è avvolta nel mistero. Secondo una versione della storia egli fu avvelenato da un monaco Shaolin invidioso del suo ruolo, secondo un’altra girò la Cina diffondendo il Buddismo. Altri ancora dicono che si sia recato in Giappone.
Gli storici sono d’accordo nell’affermare che visse fino a tarda età, gli scritti dicono che morì intorno ai 150 anni, nel 557 d.C. sulle rive del fiume di Luo He e che fu seppellito su Xiong Er Shan La collina dell’orecchio dell’Orso.
Dopo circa 3 anni dalla sua morte il monaco Song-Yun lo vide in una visione in cui gli diceva che l’imperatore era morto e che lui era diretto in India. Il monaco accertatosi che il vecchio imperatore era morto davvero, il nuovo patriarca decise di aprire la tomba di Damo che con grande stupore era vuota.
All’interno della tomba era rimasto solo il sandalo del Maestro, oggi conservato come reliquia al Tempio Shaolin.
Maestro Marco Gamuzza
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